Mindfulness: un antidoto al perferzionismo

La Mindfulness è uno stato mentale,“una modalità dell’ essere, non orientata a scopi, il cui focus è il permettere al presente di essere com’è e di permettere a noi di essere, semplicemente, in questo presente” (Teasdale), che può essere coltivato e stabilizzato attraverso particolari tecniche.

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Entrata nella pratica clinica dalla fine degli anni ’70 come rimedio allo stress grazie allo studioso di medicina molecolare del Mit (Massachusetts Institute of Technology) Jon Kabat-Zinn, ora la mindfulness è considerata da diversi esperti una leva per l’avviamento delle pratiche cognitive di nuova generazione, e viene indicata in paesi come Usa, Gran Bretagna e Olanda come supporto per la cura della depressione.

Il concetto  di mindfulness (consapevolezza) spesso evoca le immagini di rilassamento, calma, o di operare in maniera spirituale e noiosa. Si identifica  questa parola  con uno stato di calma, serenità e controllo. Per questo motivo, si crede che questa pratica venga effettuata nei casi di fallimenti personali.  Ma la vita è già di per sé abbastanza difficile per pensare di essere consapevoli tutto il tempo.

Tuttavia, questa  prospettiva interpreta in modo errato la pratica. La consapevolezza non conduce alla perfezione. Anzi, è quantomeno l’opposto.

Essere consapevoli inizia accettando il fatto che non possiamo mai essere in primo luogo sempre completamente consci. I nostri cervelli non sono predisposti per questo. La vita stessa, è infinitamente incerta ed imprevedibile. L’imperfezione è la norma. È come conviviamo con questi fatti, che influenza il nostro benessere di momento in momento. Sicuramente uno degli aspetti della mindfulness mira a focalizzare la nostra attenzione. Questo perché altrimenti ognuno di noi passa maggior parte del proprio tempo a fare una cosa pensando a un’altra.

Non prestiamo attenzione in alcun modo a ciò che facciamo, diciamo o pensiamo. Non siamo solo smarriti, ma non riusciamo a notare le congetture e le scelte che stiamo facendo durante tutto il giorno. Ma anche praticando la mindfulness, non possiamo prestare attenzione a lungo. Ripetutamente, siamo distratti dalla nostra propria mente. Quando vediamo che siamo persi nei nostri pensieri ancora una volta, ritorniamo sui nostri passi, così fino alla volta successiva. La pratica della mindfulness ha distinti benefici, altrimenti sarebbe abbastanza sciocca e seccante, ma non ha un fine particolare.

Infatti, piuttosto che cercare di ottenere dalla pratica della mindfuness maggiore rigorosità e serietà, è più utile affrontarla con  humour. Le nostre menti fanno spesso ciò che vogliono senza di noi, uno stato impari in cui viviamo. Così stiamo sprecando un sacco di energia per compiere qualcosa di non completamente raggiungibile.

Stiamo provando a essere più attenti e più o meno ricettivi, e siamo guidati dall’abitudine – e poi ci facciamo coinvolgere in tutto ancora una volta.  Con troppo perfezionismo, ci facciamo sentire peggiori.

Surfando le onde della vita reale senza fine, miriamo a migliorare ma non ci giudichiamo per aver bisogno di farlo. Possiamo migliorare e ancora riprovare sia nella pratica della mindfulness che nel resto di vita.

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Mindfulness, tuttavia, non significa “Io sono perfetto così come sono”. Non è “La vita è tutta bella”. Questi cliché non significano  niente, tutti dovremmo cercare un certo miglioramento ed a volte la vita non è particolarmente bella.

Invece, quando riconosciamo che siamo persi, ancora una volta, nel sentimento che ” dovrebbe” essere perfetto, pratichiamo, lasciando che il pensiero vada, e ritorni,  facendo del nostro meglio, senza ulteriori livelli di auto-giudizio.

Dopo tutto, che cosa può fare ognuno di noi a parte  prestare attenzione nel fare scelte intelligenti, lavorare coscienziosamente a ciò che sembra ci influenzi, e cercare di essere a proprio agio con tutto il resto?

Analisi sul “critico interiore”

Non c’è dubbio mindfulness può essere un concetto confuso. Per prima cosa, la parola stessa non significa un granché. E’ pensata per catturare un modo di vivere. Un concetto base suona come qualcosa di simile: abbiamo semplicemente molto più tempo per gestire la vita quotidiana quando siamo consapevoli di ciò che stiamo facendo, invece di ottenerlo con il “pilota automatico”. Senza sforzo e attenzione, la maggior parte delle nostre vite seguono gli stessi canali mentali, nel bene e nel male, giorno dopo giorno.

Una delle prime cose che la maggior parte della gente nota quando comincia a prestare più attenzione é che la loro mente ha intenzioni proprie. Crea idee costantemente, alcune  utili, altre casuali e molte abituali. Con il “pilota automatico”, tendiamo a vivere allo stesso modo, indipendentemente dal fatto che sia o no a nostro beneficio.

Accettiamo le nostre idee, i modi di fare le cose, ed altri pensieri come prestabiliti e reali. Ma, come dice il proverbio, “non c’è motivo di credere a tutto ciò che pensiamo”.

Un modello mentale comune è chiamato “il critico interiore”. Come i due vecchi ragazzi nel balcone di The Muppet Show, è un disturbatore interno inesorabile. Ci insulta e giudica, per lo più senza ragione- tu sei non abbastanza bravo, avresti dovuto fare x o y, ma sicuramente non di nuovo z. Fare ammenda, o stabilire cosa si deve fare non si tratta di un miglioramento – vogliamo creare questi comportamenti. Il critico interiore è un irrazionale auto-giudizio che mina il benessere e influenza le nostre interazioni con il mondo.

Quando diamo un valore reale a quella voce critica, stimoliamo il perfezionismo – Ho rovinato tutto, dovrei essere meglio di così, non dovrei essere (ognuno di voi riempia lo spazio vuoto). Anche se c’è qualche realtà in questo pensiero, forse avremmo più benefici ad essere un po’ meno ricettivi, anche perché la negatività incessante è inutile. Possiamo puntare a cambiamenti senza deriderci costantemente lungo la strada.

La maggior parte di noi spende molta energia provando a convincersi che questa voce di giudizio sia sbagliata, ma non è il pensiero giusto per iniziare. Non è sempre legittimo classificare la nostra performance. Non possiamo con la sola logica risolvere il problema del perché avercela con noi stessi o del perché siamo migliori di ciò che crediamo. Rimuginando intorno alle nostre parole, capacità, o prospettive non possiamo influenzare una voce irrazionale. Quando riconosciamo “il critico interiore” come nient’altro che un’abitudine mentale fortificata, spostiamo ogni nostro legame da esso. Invece di provare a pacificare la voce del giudizio, la nominiamo e ne prendiamo le distanze: “Grazie comunque. Questo è il giudizio, ed ora io sto ritornando indietro non per combattere con te.” Invece di credere alla fastidiosa, voce perfezionista, facciamo una pausa, guardiamo verso il balcone e ritorniamo di nuovo alla vita reale.

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Perfettamente Imperfetto

Le cose accadono, non tutto è fantastico. Ci incasiniamo e così fanno le persone intorno a noi. Così Jon Kabat-Zinn, il pioniere della Mindfulness-Based Stress Reduction (riduzione dello stress attraverso la consapevolezza), suggerisce nel suo libro, “la facilità significa trovare conforto nel mezzo della piena catastrofe della vita”. Una pratica convenzionale della mindfulness è il riconoscimento che se ci proponiamo di  sviluppare determinati comportamenti, si accede  più facilmente alla vita quotidiana.

Se volete essere più attenti, ricettivi, emotivamente equilibrati, empatici, o qualsiasi altra cosa, è necessario impegnarsi. Non occorre essere perfetto, quando vedete quella voce andare oltre, è un’opportunità per non subirne l’influenza. Noi tutti abbiamo dei benefici quando prendiamo qualche minuto per focalizzare la nostra attenzione (senza aspettare la calma). O resettiamo le nostre menti occupate (senza aspettarsi che lo stress vada via completamente). O conseguiamo la consapevolezza delle opinioni e delle abitudini che ci guidano (senza incolpare in primo luogo noi stessi per quelle tendenze). O sviluppiamo più considerazione delle nostre vite (anche se alcune persone ci infastidiscono totalmente). Niente è perfetto. Se state praticando la mindfulness e vi state giudicando, notate quell’abitudine.  Se avete una percezione falsa che potete essere sempre perfetto, sarete ancor più stressati. State attenti a quell’immagine idealistica e poi lasciatela andare.

Sei imperfetto e così lo sono tutti gli altri, ma quando si cerca di migliorare , si fa a vantaggio di tutti. Mindfulness non è perfezionismo: è invece l’antidoto al perfezionismo.

Siti di riferimento:

http://www.mindful.org/5-reasons-why-everyone-should-meditate/

Mindfulness in Italia:

http://www.centromindfulness.net/

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